Una notte in bianco può lasciare stanchi e scontrosi il giorno successivo, la mente si appanna, rallentano i tempi di reazione. Ma le conseguenze vanno oltre il cervello: i disturbi del sonno a lungo termine portano infatti a problemi metabolici.
Matthew Brady, un biologo presso l’Università di Chicago in Illinois che studia i legami tra sonno e metabolismo, la mette semplicemente così: “anche le cellule di grasso hanno bisogno del loro sonno”.
Molti studi di popolazione nell’ultimo decennio hanno trovato che le persone che dormono poco hanno più probabilità di essere obese e di avere disturbi metabolici come il diabete di tipo 2. Uno studio condotto su più di 1.000 persone ha dato come risultato che dormire solo 5 ore invece di 8 ore si traduce in un incremento del 3,6% nell’indice di massa corporea.
C’è evidenza scientifica che è questa mancanza di sonno che provoca disturbi del metabolismo e aumento di peso. Nel 1999, un team dell’Università di Chicago ha dimostrato che la restrizione di sonno in giovani uomini sani ha portato a segni di insulino-resistenza, che può portare al diabete di tipo 2. Prima di questa recerca, l’unico effetto noto della mancanza di sonno era l’accusare stanchezza, ma lo studio ha rivelato che le persone anche sane che dormono troppo poco sono a rischio di obesità, diabete e altre malattie metaboliche.
La biologia sottostante questi fenomeni sta lentamente diventando chiara. Quella ricerca ha contribuito a dimostrare che due ormoni, la leptina e grelina — sono coinvolti nel legame tra sonno e aumento di peso. La leptina è prodotta da cellule di grasso ed è un segnale di sazietà; la grelina è invece prodotta dallo stomaco e manda segnali di fame al cervello. Insieme, questi ormoni regolano la fame e l’appetito. Lo stesso team più tardi dimostrò che limitare il tempo di sonno di giovani sani ha causato la caduta dei loro i livelli di leptina e l’aumento dei livelli di grelina, aumentando il loro appetito, soprattutto per cibi grassi e zuccherati.
Il pathway biochimico che conduce dalla mancanza di sonno a cambiamenti dei livelli di leptina e di grelina è ancora oggetto di studio. Ulteriori indizi sono emersi da uno studio pubblicato nel 2012 che mostra che il sonno ridotto porta ad aumentata insulino-resistenza nelle cellule di grasso. L’effetto è enorme: dopo quattro notti di appena 4,5 ore di sonno, le cellule di grasso di volontari giovani e sani ha mostrato una riduzione del 30% di sensibilità all’insulina. Che è l’equivalente di un invecchiamento metabolico di 10 o 20 anni.
Riducendo in questo modo il sonno si rischia un effetto profondo sulle singole celle. E’ come se la cellula adiposa ricevesse qualche segnale del tipo: ‘Non dormo molto’, e modificasse di conseguenza il proprio metabolismo.
Metabolicamente parlando, la qualità del sonno è altrettanto importante della quantità. L’insorgenza di sonno ad onde lente coincide con i cambiamenti ormonali che influiscono sulla regolazione del glucosio, come il rilascio dell’ormone della crescita. Quando a persone che in genere dormono per 7 o 8 ore, viene impedito per diverse notti consecutive lo stadio di sonno profondo a onde lente, esse mostrano la stessa risposta di insulino-resistenza come se avessero dormito solo 4 ore.
Il legame tra sonno e metabolismo potrebbe essere controllato da parte del sistema nervoso autonomo chiamato sistema nervoso simpatico. L’attività del sistema nervoso simpatico inibisce la digestione e quindi sopprime la secrezione di insulina dal pancreas. Poiché i livelli di leptina sono proporzionali all’assorbimento del glucosio stimolata da insulina nelle cellule di grasso, una riduzione della sensibilità all’insulina potrebbe portare a minore produzione di leptina, che a sua volta stimola l’appetito e potenzialmente porta ad aumento di peso.
L’interazione tra sonno e metabolismo è complicata dalla relazione (ancora non del tutto compresa) tra sonno e i ritmi circadiani naturali del nostro corpo.
Il ritmo circadiano è determinato da una collezione di orologi biochimici interrelati che influenzano quando dormiamo, quando mangiamo e molte altre attività biologiche. Topi che mancano di una copia funzionante di una proteina chiamata Clock, sviluppano elevati livelli di zucchero nel sangue e bassi livelli di colesterolo e insulina, fino a diventare obesi.
La proteina Clock è attiva in una regione del cervello conosciuta come il nucleo soprachiasmatico (SCN), che è legato al ciclo di luce–buio di giorno e di notte. Il SCN sincronizza gli orologi di 24 ore di tutto il corpo, sia direttamente, per esempio stimolando la ghiandola pineale a produrre l’ormone melatonina, o indirettamente, influenzando il tempo di alimentazione, che attiva la funzione del pancreas. Ma, dice l’autore di questo studio sui topi mutanti, “gli esseri umani sono l’unica specie che non presta attenzione al proprio orologio biologico” — e mangia ogni volta che ha voglia.
“Se stai mangiando nel momento sbagliato della giornata, è molto probabile che aumenterai di peso.”, continua il ricercatore. Per studiare l’effetto sul metabolismo del mangiare in tempi diversi, gli studiosi hanno alterato il tempo di alimentazione naturale dei topi, alimentando un gruppo di topi con una dieta ricca di grassi solo durante il giorno, quando cioè per questi questi animali notturni non sarebbe normale mangiare, e alimentando un altro gruppo con la stessa dieta ma ad orari per biologicamente normali, cioè di notte. I risultati sono preoccupanti per quelli di noi che evitano costantemente gli orari naturali in cui nutrire il nostro corpo: sebbene entrambi i gruppi di topi avessero consumato la stessa quantità di calorie e avessero simili livelli di attività, dopo 6 settimane gli animali nutriti durante il giorno avevano guadagnato significativamente più peso e avevano accumulato più grasso corporeo rispetto a quelli nutriti durante la notte, negli orari cioè per loro naturali, ricordiamo. Mangiare all’orario sbagliato sembra condurre ad alterazioni in qualcosa — forse metabolismo basale, forse temperatura corporea, gli scienziati ancora non lo sanno con certezza — che cambia come il corpo elabora l’energia. Non è solo ciò che si mangia, che è importante, è quando si mangia, asserisce la cronodietologia, infatti.
È chiaro quindi che dormire male o di meno provoca problemi metabolici. Ma sarebbe meglio dormire sempre e più a lungo per invertire questi effetti — ad esempio, per aiutare le persone obese a perdere peso? Un’ulteriore ricerca suggerisce che tali effetti terapeutici sono possibili.
Questa ricerca è focalizzata sul miglioramento della qualità del sonno in pazienti pre-diabetici che soffrono di apnea del sonno, un disturbo di respirazione che porta al sonno disturbato. Elevando la loro qualità del sonno trattando loro apnea notturna e osservando cosa succede al loro metabolismo del glucosio ha dato risultati incoraggianti, presentati al meeting della American Thoracic Society di Filadelfia: un regime di due settimane di trattamento standard per apnea del sonno, chiamata pressione positiva continua delle vie aeree, ha portato ad una notevole riduzione dell’insulino-resistenza.
Ma in effetti potremmo osservare che non è solo il dormire poco che rende grassi; essere obesi provoca apnea notturna ed altri disturbi del sonno e fa dormire male.Ma alucni scienziati sono preoccupati che la consapevolezza di dover dormire di più “per dimagrire” potrebbe portare le persone ad ingurgitare sonniferi per risolvere il probelma; questo invece avrebbe effetti collaterali sull’organismo, che non si fa abbindolare facilmente. Meglio allora una camminata a passo svelto per 30 minuti per riequilibrare i livelli di di leptina/grelina; anche se non si interviene direttamente sulla qualità del sonno, gli effetti sul corpo saranno positivi a breve e lungo termine.