Il melanoma si manifesta nella maggior parte dei casi su cute indenne e, nella fase iniziale, soprattutto se il soggetto non è abituato ad ispezionare la propria superficie cutanea o la lesione insorge in un'area non facilmente indagabile, può sfuggire alla identificazione. Nel 30% dei casi invece la neoplasia deriva dalla trasformazione di un nevo preesistente e le modificazioni iniziali possono essere sfumate e di conseguenza sottovalutate e trascurate.
Bisogna quindi informare adeguatamente la popolazione sulla necessità di eseguire un AUTOCONTROLLO periodico della cute al fine di individuare neoformazioni pigmentate di recente insorgenza o lesioni pigmentate presenti da tempo che si sono modificate acquisendo delle caratteristiche che le rendono a rischio.
Si considera sospetta una lesione cutanea pigmentata che si è modificata nelle dimensioni, nella forma e nel colore nell'arco di 3-12 mesi in un soggetto adulto. Ogni volta che il soggetto noti questi cambiamenti è necessario che si rivolga allo specialista dermatologo. Quest'ultimo oltre ad una maggiore esperienza clinica può anche avvalersi di una tecnica non invasiva di recente introduzione denominata microscopia in EPILUMINESCENZA o DERMATOSCOPIA che consente una maggiore accuratezza diagnostica.
Negli ultimi anni, il costante aumento di incidenza del MELANOMA CUTANEO nelle popolazioni occidentali, ha incentivato campagne di educazione sanitaria volte ad informare la popolazione nel campo della prevenzione e diagnosi precoce di questo tumore cutaneo, con lo scopo di ridurre la mortalità da melanoma.
Poiché la prognosi è correlata principalmente allo spessore che la neoplasia ha raggiunto al momento della diagnosi e della escissione chirurgica, è evidente che più tempestiva è l'identificazione, minore sarà lo spessore raggiunto dal tumore e maggiore la percentuale di sopravvivenza dei soggetti.
E' determinante quindi cercare di eliminare quei fattori che possono ritardare la diagnosi. In primo luogo è necessario eradicare le false convinzioni, ancora oggi presenti in parte della popolazione, che "i nei non si devono toccare", che "è meglio lasciare stare le lesioni neviche" e che quindi l'escissione chirurgica sia sconsigliata per la possibile induzione di una trasformazione maligna o disseminazione della malattia.
Con questi pregiudizi si rischia di lasciare in sede un melanoma permettendo al tumore il raggiungimento di uno spessore sempre maggiore con conseguenze negative per la sopravvivenza del soggetto.
Tale metodica permette l'identificazione, dopo l'applicazione di uno strato di olio e l'ingrandimento attraverso un microscopio manuale, di strutture pigmentate (parametri dermatoscopici) non rilevabili ad occhio nudo. Questi parametri, essendo correlati con le caratteristiche istologiche della lesione, ci forniscono informazioni aggiuntive ai fini diagnostici.
E' importante sottolineare tuttavia, che la dermatoscopia incrementa la capacità diagnostica dell'osservatore rispetto all'esclusivo esame clinico, soltanto se è impiegata da dermatologi adeguatamente preparati nell'utilizzo di tale tecnica.
Una possibilità ulteriore, offertaci da questa metodica, è quella della archiviazione digitale delle immagini delle lesioni pigmentate, utilizzando uno strumento denominato VIDEODERMATOSCOPIO costituito da una fotocamera o una telecamera a colori incorporata in un manipolo, che consente di visualizzare le immagini su un monitor e di memorizzarle per mezzo di un computer connesso al sistema.
Quest'ultima strumentazione ci consente di poter analizzare in maniera retrospettiva le immagini memorizzate al fine di effettuare un accurato controllo nel tempo delle lesioni stesse.
Trattamento laser dei capillari delle gambe
I capillari delle gambe (meglio sarebbe dire "le teleangiectasie") colpiscono circa il 50 per cento delle donne e il 10 per cento degli uomini di tutte le età. La familiarità è presente in tre casi su quattro e circa un terzo delle pazienti ne ha notato per la prima volta lo sviluppo durante la gravidanza.
I capillari si formano per la presenza di una sottostante vena varicosa, in cui l'aumento della pressione venosa determina un'ulteriore dilatazione e neoformazione di vasellini superficiali. Anche se per questi pazienti il problema più grosso è di natura estetica, spesso sono presenti sintomi associati a tale condizione, soprattutto pesantezza e gonfiore delle gambe.
Le donne sono più colpite degli uomini e ciò è dovuto all'importanza dell'influenza ormonale nello sviluppo dei capillari delle gambe: la gravidanza è forse la condizione fisiologica più frequente in cui si formano i capillari. Quasi il 70 per cento delle gestanti sviluppa delle teleangiectasie alle gambe entro poche settimane dal concepimento, prima cioè che l'utero si sia ingrossato a sufficienza per impedire il reflusso venoso dalle gambe. Un problema che, però, nella maggior parte dei casi scompare 1-2 mesi dopo il parto. Ma anche le donne che assumono la pillola anticoncezionale presentano un aumento di capillari. E' quindi evidente che nelle donne gli ormoni femminili in qualche modo influenzano lo sviluppo delle vene varicose e dei capillari ad esse associate.
Alla base di una terapia dei capillari delle gambe vi è la chiusura dei sistemi di afflusso del sangue. Per esemplificare, una analogia appropriata è quella di pensare ai capillari serpiginosi superficiali come a "dita" e le vene varicose di alimentazione sottostanti come al "braccio". Il trattamento dovrebbe essere indirizzato innanzitutto al "braccio che alimenta" e solo se necessario esteso alle "dita" della varice. Una chiusura con iniezioni sclerosanti delle venule di alimentazione spesso fa sparire i piccoli capillari serpiginosi senza che vengano direttamente trattati. Quindi il metodo di prima scelta per trattare le teleangiectasie delle gambe sarebbe la terapia sclerosante, ma circa il 30 per cento dei pazienti così trattati sviluppa una iperpigmentazione post sclerotica, cioè delle macchie brune causate da microscopiche emorragie che derivano dai vasi danneggiati dalla scleroterapia. E poiché la ragione per cui i pazienti scelgono di trattare i capillari è di natura estetica, affinché un trattamento sia efficace deve essere relativamente privo di effetti indesiderati. Le macchie scure, che talvolta rimangono anche dopo una scleroterapia ben fatta, non possono perciò soddisfare le pazienti. Per minimizzare gli effetti indesiderati della scleroterapia cercando di ottenere gli stessi risultati, sono stati quindi provati alcuni tipi di laser.